Con un accesso di sana presunzione e una buona dose di immaginazione, da stamattina potrebbe essermi improvvisamente più chiaro il motivo per cui giorni fa, durante l’utima videochat moderata in diretta presso Corriere.it da Beppe Severgnini e Marco Pratellesi, era stato totalmente ignorato anche nella finestra testuale dell’"evento" un mio commento legittimo e pienamente attinente alla discussione. A margine di una riflessione sulla necessità di una moderazione sacrosanta dei commenti esterni eventualmente indirizzabili agli articoli di un quotidiano on line e dunque sulla responsabilità penale e civile della direzione e della proprietà dello stesso nei confronti degli interventi più scomposti, con quel commento intendevo sollevare un dubbio. E cioè che in tempi di blog e giornalismo collaborativo, diffuso e non professionale, insomma di wepduepuntozero, una testata storica ed economicamente forte come Corriere.it non disponesse dei mezzi umani e delle varie risorse necessarie non solo per aprire i contenuti offerti nella versione elettronica ai commenti dei lettori, ma anche per sottoporre questi ultimi ad una moderazione puntuale e continua. Da intendere ovviamente come complementare e non sostitutiva di un feedback permanente con il pubblico. Qualcosa che da tempo riguarda realtà editoriali ben più minuscole e improvvisate nell’ambito della blogosfera e dei suoi dintorni, spesso portate avanti a prezzo di fatiche qualitativamente sconosciute al giornalismo professionale di tipo tradizionale. Scherzi a parte, guarda caso qualcosa stava bollendo in pentola.
In linea con l’evoluzione della rete, che va sotto il nome di Web 2.0, i lettori, oltre a esprimere le proprie opinioni nei forum e nei blog tenuti dalle firme del Corriere della Sera, potranno anche commentare alcuni degli articoli pubblicati sul sito, inviare foto, suggerimenti, testimonianze.
Da stamane Corriere.it si presenta rinnovato nella grafica, nell’impaginazione e nel design complessivi, ma soprattutto dichiaratamente aperto almeno parzialmente nei propri contenuti ai commenti esterni di quanti non si esita a definire "padroni". Il primo post del preesistente blog interno di Marco Pratellesi inerente la svolta è stato puntualmente bersagliato da commenti con richieste, suggerimenti e critiche feroci, a fronte di sollecite risposte con rassicurazioni del titolare sulla natura prevedibilmente in progress della nuova creatura e soprattutto sul numero di articoli suscettibili dell’invio di contributi esterni alla redazione, "destinato ad aumentare". Non resta che da augurarselo. Siamo ancora lontani dal modello statunitense, ma l’impressione è quella di una realtà permeabile agli stimoli. Effetto cotillon da inaugurazione o davvero qualcosa si muove?
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